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Stay safe! #31 – 5 maggio

Durante la chiusura al pubblico dell’Istituto, in questa pagina vi proponiamo testi e riflessioni di amici e scrittori, talvolta scritti per l’occasione, scelti ogni giorno per voi. Un modo di rimanere vicini, anche nella distanza.

‘Anglo-Italian o italo-inglese’

Sto vivendo in due paesi contemporaneamente. In Inghilterra. E in Italia. Davanti alla scrivania, la finestra si affaccia sul cielo a 180º di Norwich. Sullo schermo del computer, vedo amici e colleghi a Roma e Milano. Quando sento la suoneria del mio WhatsApp do per scontato che sia un messaggio da amici italiani. Come stai? Ti penso. Coraggio. Un grande abbraccio. Da quando è iniziato il lockdown, la mia vita sociale, di solito 90% in Inghilterra, 10% in Italia, si è ribaltata, quasi in tandem con il mondo sottosopra. Si è rovesciata e sono rotolate fuori, in primo piano, persone che non vedevo che da lontano, in maniera indistinta, e che adesso mi sono vicine. Come se fossimo amici da tanti anni. Forse è vero che la distanza è uno stato d’animo. Prendo aperitivi con amici milanesi, bevo il caffè con amici di Roma. Parliamo della situazione mondiale ma anche di libri, di arte, di noi stessi. Siamo su Skype o FaceTime, ma sembra di stare nella stessa stanza.

Sono nata a Roma. A diciannove anni mi sono trasferita in Inghilterra dove vivo da allora. Mi piaceva tutto di più in Inghilterra. Come i dolci comprati in pasticceria, che agli adolescenti sembrano sempre migliori di quelli fatti in casa dalla mamma. Da quando ho iniziato a tradurre letteratura italiana, però, mi muovo in una zona dove le due culture convergono e sono diventata un’Anglo-Italian o italo-inglese. Quando parlo con mio marito, abbino vocaboli di entrambe lingue nella stessa frase perché a volte non basta una lingua sola per esprimere le sfumature di un pensiero o un sentimento. Ci vogliono più colori, più accenti, più rilievi.

Con il lockdown, sento bisogno come mai prima di accenti e colori italiani. Ho iniziato l’isolamento quasi insieme ai miei amici italiani, senza aspettare la decisione del governo britannico. Ho comprato la mascherina e i guanti quando, di farlo, me l’hanno detto gli amici italiani. Ho seguito i loro consigli e il loro esempio. Mi sono lasciata guidare da loro, la mia famiglia di scelta. Da alcune notti ormai, lo stesso sogno. Il governo ci permette di nuovo di viaggiare. Sta per decollare il primo aereo per l’Italia. Mi precipito a fare la valigia. Scelgo i miei abiti migliori, i miei orecchini preferiti. So che tra qualche ora rivedrò i miei amici italiani. E che è di nuovo permesso di abbracciarci.

Katherine Gregor, Traduttrice letteraria, scrive la rubrica mensile The Italianist; recentemente ha tradotto I Leoni di Sicilia di Stefania Auci

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