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Stay safe! #33 – 11 maggio

Durante la chiusura al pubblico dell’Istituto, in questa pagina vi proponiamo testi e riflessioni di amici e scrittori, talvolta scritti per l’occasione, scelti ogni giorno per voi. Un modo di rimanere vicini, anche nella distanza.

‘Il teatro in casa’

Questo è un momento che l’umanità non avrebbe mai immaginato di vivere, neppure secondo i criteri fantascientifici più impensabili, eppure ci si è ritrovati nelle proprie case ad impiegare il tanto agognato tempo che a tutti mancava. Come molti di noi, anche per me il lockdown è stata l’occasione per riallacciare antiche amicizie che si erano perse nel mondo globale, e rivedere i compagni del liceo che i casi della vita hanno sparpagliato per il mondo, con cui parliamo ogni settimana degli argomenti più svariati, spesso legati ai rispettivi interessi di lavoro.

Ma il teatro è stato il vero antidoto all’isolamento e all’immobilità. Grazie al tempo guadagnato, posso riflettere sui futuri progetti editoriali che riguardano l’attività di didattica teatrale che ho condotto all’università e che mi ha dato la soddisfazione di vedere rappresentate in Gran Bretagna pagine di letteratura contemporanea e di teatro italiani da parte di studenti entusiasti ed aperti alla cultura italiana, pur non essendo l’italiano necessariamente la loro materia di studio. Ciò è successo ad esempio con la messinscena di Non dirmi che hai paura/Don’t Tell My You’re Afraid, tratto dall’omonimo libro di Giuseppe Catozzella, nel doppio adattamento in italiano e in inglese realizzato all’Università di Warwick. Oppure con lo spettacolo Women Who Were Loved to Death, che ha messo in scena alcuni monologhi di Serena Dandini e Maura Misiti tratti da Ferite a Morte realizzato, utilizzando la mia traduzione in inglese, dagli studenti del SELCS alla University College London.

Il teatro è stato anche un mezzo per agire, grazie alla tecnologia che ha consentito di mettere in atto prove virtuali della commedia Non ti pago, di Eduardo De Filippo, di cui curo l’adattamento e la regia, che sarebbe dovuta andare in scena lo scorso 28 aprile al London Oratory Arts Centre. Riunire la compagnia teatrale con la frequenza precedente allo scoppio della pandemia, e riprendere le attività di esercizio, studio e prova stando comodamente seduti sul proprio divano, è stato straordinario e di immenso valore dal punto di vista sia della realizzazione che della motivazione personale. Anzi, dirò che, grazie allo strumento tecnologico e al collegamento in remoto, si sono rese possibili attività di tecniche attoriali che forse non si sarebbero potute realizzare altrimenti. Per la messa in scena di un lavoro sono necessarie prima di tutto l’armonia e la coesione tra gli attori/attrici e il, o nel mio caso la, regista. Il rischio del forzato isolamento era quello dello scemare della motivazione ma, grazie all’entusiasmo di tutti e alla fiducia nel progetto, l’appuntamento bisettimanale sullo schermo rinnova la voglia di continuare e ci dà la possibilità di lavorare ad un progetto solo rimandato. Vi aspettiamo!

Alessandra De Martino Università di Warwick

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