Sala gremita all’Istituto Italiano di Cultura a Londra per la presentazione di Ogni prigione è un’isola, l’ultimo libro di Daria Bignardi.
La conversazione con Lara Laviola, vice direttrice del’IIC di Londra, si apre ricordando come il titolo stesso del volume inviti a riflettere su due concetti apparentemente distanti: il carcere e l’isola, entrambi luoghi di confinamento ma anche di resistenza, di introspezione e talvolta di rinascita. Bignardi ha raccontato il percorso che l’ha portata a scrivere queste pagine, cominciato ormai trent’anni fa: visite a istituti penitenziari, incontri con detenuti e testimonianze di chi vive il carcere non come semplice pena, ma come condizione esistenziale. Oltre al lato personale e letterario, il libro ospita infatti numerosi punti di vista: quelli dei detenuti, naturalmente, ma anche quelli degli agenti penitenziari, dei magistrati di sorveglianza, dei direttori delle carceri come Luigi Pagano – appena nominato Garante dei detenuti della Regione Lombardia –, delle donne.
Per scrivere il libro, Bignardi si è ritirata per alcune settimane sull’isola di Linosa, un luogo remoto che entra in profondo dialogo con le esperienze vissute nel carcere. Linosa diventa metafora e contraltare, specchio dell’isolamento, ma anche rifugio temporaneo.
Bignardi richiama molti episodi concreti e dolorosi, come quello della mattina del 9 marzo 2020, quando alcuni detenuti salirono sul tetto di San Vittore durante le rivolte che esplosero in varie carceri italiane, e 13 reclusi persero poi la vita.
Un incontro pieno di riflessioni ma anche pieno di momenti di grande umanità e di speranza, con tante domande al termine dell’intervista. In un viaggio nel cuore dell’isolamento – quello fisico delle carceri ma anche quello interno, personale – attraverso esperienze vissute, incontri umani, memoria e riflessione, si è parlato di un tema difficile con empatia, introspezione e spunti di senso, capace di insinuare, tra le righe, la speranza di comprensione e cambiamento.