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Stay safe! #10 – 31 marzo

Durante la chiusura al pubblico dell’Istituto, in questa pagina vi proponiamo testi e riflessioni di amici e scrittori, talvolta scritti per l’occasione, scelti ogni giorno per voi. Un modo di rimanere vicini, anche nella distanza.

 

‘La vita è, in effetti, grottesca’

Ci racconta Vasari che lo scultore Silvio Cosini (1495 – post 1549) primeggiava nelle bizzarrie di cose alla grottesca. Sembra che egli fosse un tipo tanto capriccioso nell’arte quanto nella vita privata. Nonostante il biografo decida di tacere su molte delle sue stranezze, racconta comunque un episodio che ben descrive l’irresistibile follia di questo misterioso maestro. Definito maliastro, uno stregone dunque, secondo il racconto vasariano Silvio avrebbe prestato a tal punto fede al potere apotropaico degli amuleti che per lungo tempo indossò un corpetto fatto di pelle umana, da egli stesso fabbricato scuoiando un defunto dopo averne fatto notomia. Siamo nella prima metà del Cinquecento, e gli studi anatomici non hanno più il valore leonardesco di ricerca scientifica. In essi si cercavano soprattutto nuove ispirazioni. E che Silvio si ispirasse a pelli acconciate in maniere fantasiose per ricavarne bizzarrie da riutilizzare nelle sue composizioni a grottesca appare evidente in uno dei suoi primissimi lavori, il Monumento funebre ad Antonio Strozzi, nella basilica di Santa Maria Novella a Firenze, databile intorno al 1525. Il termine “grottesco” con Silvio assume qui un doppio significato: accanto al valore propriamente antiquario di richiamo alle pitture neroniane, si aggiunge l’accezione più moderna di comicamente spaventevole. Alla sommità si trova infatti scolpita a bassorilievo una maschera deforme che somma tre facce in un’unica testa, che a ben guardare altro non è che la raffigurazione di una testa scuoiata e srotolata. La testa una e trina, con lo sguardo rivolto ad ogni angolo del tempo, è in effetti un antico simbolo di prudentia, ossia di saggezza, virtù che deve aver guidato l’operato del defunto Antonio Strozzi. Donandogli la mollezza della vera carne e dunque la terribilità del monito mortifero, Cosini offre un’interpretazione del tutto moderna di questo simbolo – quante delle future maschere manieriste sono già racchiuse in questa. Prudenza dunque, nella perenne consapevolezza che svuotato dell’anima, l’uomo non rimane altro che un flaccido involucro. La vita è, in effetti, grottesca.

Stefano Farinelli, Storico dell’arte

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